Storia del GUIDONEUM FESTIVAL
Quando prese il via il Concorso Polifonico intitolato a Guido d'Arezzo, in Italia non c'era tradizione polifonica: i tesori di Marenzio, Gesualdo, Palestrina e Monteverdi giacevano negletti o peggio travisati (un madrigale poteva essere eseguito da complessi anche di quaranta e più voci, non c'era tradizione interpretativa, mancavano i maestri).
Correva l' anno 1952 e dietro l' angolo rumoreggiavano ancora i fantasmi del della guerra. Cumuli di macerie facevano bella mostra di sé in vari luoghi strategici della città e Arezzo si apprestava al passaggio dall’economia e dalla mentalità agricola a quella industriale.
La neonata Associazione “Amici della Musica” (14 gennaio 1950), in settembre riuscì ad organizzare il concorso che fu prudenzialmente mantenuto per quell' anno a livello nazionale.
La riuscita, più che lusinghiera, stimolò la fantasia dei fondatori (professionisti presieduti da un giovane magistrato con la passione per la musica: il Dott. Mario Bucciolotti, con soci onorari del calibro del M° Arturo Benedetti Michelangeli, del Professor Francesco Severi e dell' appena defunto Padre Vigilio Guidi).
Direttore artistico della manifestazione fu uno dei più illustri musicisti ed organizzatori musicali di quegli anni, Luigi Colacicchi che venne coadiuvato da Augusto Cartoni e da un gruppo di validi musicisti aretini, fra i quali Bruto Tignani, violinista di scuola tedesca e direttore della Scuola di Musica del Praticino.
Già la seconda edizione del 1953 fu internazionale, con la presenza in Arezzo di ben 6 Nazioni.
Il Polifonico ha segnato la cultura e il costume in Arezzo con grazia e armonia: il muro di Berlino fu abbattuto già nei primi anni Settanta con i cori della Germania dell'Est e di quella dell’Ovest che cantarono con fraterno slancio, incuranti di barriere ideologiche.
Anche un presidente della Repubblica, sotto il cui alto patrocinio sta il Concorso, venne ad Arezzo per il decennale, nel 1962: Antonio Segni, l'unico capo di Stato che abbia mai presenziato alla manifestazione aretina. Gli anni di Polifonico hanno segnato i lenti, ma importanti e sostanziali miglioramenti della polifonia italiana che ha finito con il vincere anche premi: nel 1967 la corale Coradini (fresca di fondazione, risalente ai primi dello stesso anno!) vinse la competizione cori virili con la direzione del maestro Fosco Corti destinato a divenire uno dei personaggi indimenticabili della kermesse corale e lasciando con la sua prematura scomparsa un vuoto incolmabile.
Gli organizzatori chiesero l'alto patronato del Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, e l'ottennero senza alcuna difficoltà: prova del prestigio ormai raggiunto dalla manifestazione. Un prestigio ribadito e definitivamente sancito a livello europeo dall'edizione del successivo anno 1955, quarta dalla fondazione e terza del concorso internazionale.
Le nazioni partecipanti furono sette: Austria, Germania Occidentale, Spagna, Svizzera, Jugoslavia, Francia e, naturalmente, Italia. L'organizzazione fu eccellente sotto ogni profilo e la giuria allineò alcuni dei più bei nomi della coralità europea (Hans Hang, Hans Gillesberger e di quella italiana, da Alfredo Bonaccorsi a Celestino Eccher; da Lino Liviabella ad Achille Schinelli (un nome che nella musica corale per le scuole italiane corrisponde a quello del Sapegno per Dante!); da Bonaventura Somma a Luigi Toffolo, a un musicista come Mario Peragallo. Altri nomi mitici furono quelli di Nino Antonellini che sostituì Colacicchi alla direzione del concorso, e di Franco Abbiati. Di particolare interesse è infine la presenza fin dai primordi del concorso di W.S. Gwynn Williams, direttore artistico del Festival Corale di Llangollen, segno che si guardava già all’Europa e al mondo.
E finalmente il mondo politico e i grandi media si resero conto del valore che poteva avere, per la crescita della vita culturale tout court del Paese, la manifestazione aretina.
Col titolo "Voci di tutto il mondo ad Arezzo" la Settimana Incom dedicò a questa terza edizione del Polifonico un servizio breve, ma efficace e incisivo: era una delle prime volte che Arezzo saliva all'onore della cronaca nazionale non per un motivo legato alla politica, all’arte o alla letteratura, ma per un motivo squisitamente musicale,
Non senza commozione si vede infine all’opera (è l'ultimo dei brani presentati) un giovane maestro che sarebbe divenuto negli anni a venire uno dei miti del "Polifonico": Milton Babic, intenso e già carismatico direttore del coro iugoslavo.
Il concerto tenuto i 21 Maggio 1950 destò grande interesse nel pubblico che accorse numeroso in S. Francesco e tutti si resero conto dell' esistenza di un forziere che conteneva i dimenticati tesori di famiglia: l'immenso patrimonio, tutto da esplorare e rivalutare, costituito dalla polifonia rinascimentale.
Mario Salmi, che in veste di presidente dell' Accademia Petrarca aveva fatto da padrino agli Amici della Musica, non volle che il concerto dei romani cantori rimanesse un fatto isolato: di qui l’idea di istituire in Arezzo un concorso nazionale di polifonia che ebbe luogo appunto nel settembre del 1952. Era stata imboccata una strada maestra perché il concorso fu il classico sasso gettato in uno stagno: l'idea giusta nel momento giusto.
L’idea fu benevolmente accolta dal Ministero della Pubblica Istruzione e subito tradotta in realtà: pochi illuminati sapevano infatti allora che mancava nel nostro Paese una tradizione polifonica a causa dello sviluppo abnorme che aveva assunto nel corso dell’Ottocento il melodramma, creando indiscutibili capolavori e una grande tradizione, ma di fatto declassando ogni altro genere musicale.
Da allora il "Polifonico" è venuto via via crescendo, fino ad imporre ad Arezzo le assise mondiali della polifonia, ponendosi come leader nel cosiddetto villaggio globale: il sentiero tracciato nella città di Guido è divenuto appunto la via maestra che ha condotto alla costituzione di analoghe iniziative in tutta l’Europa
Vuoi maggiori informazioni su questa offerta?